Secondo un orientamento consolidato della Corte dei Conti la spesa di personale
sostenuta dalle società partecipate deve essere considerata insieme a quella
sostenuta dagli enti. Il tema è stato rilanciato dalle sezioni riunite con il parere
27/2011 secondo il quale nella quantificazione della spesa di personale non si devono
considerare solo quelle contenute nell'intervento I in quanto «non può essere
sottaciuto» che la modalità di gestione dei servizi e quindi i processi di
esternalizzazione incidono in modo sostanziale: limitarsi al bilancio dell'ente può
risultare non equo. In caso contrario si incentiverebbe un progressivo affidamento
all'esterno dei servizi con finalità sostanzialmente elusive dei vincoli di finanza
pubblica. Per questo si rende «necessario accedere ad una nozione più ampia di spesa
di personale, che vada oltre la rappresentazione in bilancio e tenga conto (…) della
spesa del personale impiegato in organismi esterni». Questi concetti non devono
essere applicati solo alla riduzione della spesa di personale ma anche al rapporto tra
spesa di personale e spesa corrente. Sempre rimanendo nell'ambito delle sezioni
riunite, concetti del tutto analoghi sono contenuti nel parere 3/2011 in materia di
Unioni di Comuni, Comunità montane e Consorzi. Per quanto attiene alle società in
house a totale capitale pubblico, basta citare la Corte dei Conti Campania (parere
98/2011) quando ribadisce che «sono da considerarsi sostenute direttamente
dall'ente locale le spese di personale iscritte nel bilancio della società pubblica in
house, tanto nel caso di partecipazione unica totalitaria, quanto nel caso di
compartecipazione plurisoggettiva».
M.Zamb. – Il Sole 24Ore
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